Da Nilla Pizzi a Francesco
Gabbani, la storia della musica italiana, dal 1951 ad oggi, è stata scritta,
anzi suonata, al Festival di Sanremo. Prima, fino al 1976 nei locali del
Casinò, poi al Teatro Ariston. Il tempio della musica tricolore, vero punto di pellegrinaggio
nazionalpopolare durante le serate festivaliere, ma non solo. Uno
"scatto" davanti alla porta a vetri con tanto di tappeto rosso in via
Matteotti, vale quanto una foto sul red carpet di Cannes o al Lido di Venezia durante
la Biennale.
È il Commendatore
Aristide Vacchino che, dopo aver acquistato negli anni Cinquanta l'area, decide
di costruire quello che oggi è il teatro-cinema più grande d'Italia con 1960 posti
e 16 gallerie, ma la storia dell'Ariston affonda le sue radici agli inizi del l900,sempre
legata al genio imprenditoriale della famiglia Vacchino, partendo dal cinema “The
American Cinematograph" (1906) poi trasformato nel "Sanremese" e
così via fino alle bombe della Seconda guerra, la distruzione del fabbricato di
via Matteotti e la ricostruzione di quello che sarebbe rinato come "Centro
Ariston", il resto, poi, è storia moderna: con il Festival che
contribuisce ad accrescere la popolarità del teatro. Ma non solo.
Manifestazioni come il Premio Tenco o trasmissioni quali il "Premio Regia Televisiva"
(gli Oscar della Tv) e altre, continuano durante l'anno a tenere le luci delle
ribalta accese su quelle che ormai è un vero punto di pellegrinaggio del turismo sanremese.
ln modo particolare durante il Festival, quando la famosa passerella è percorsa
da artisti e vip che per una settimana calamitano l'attenzione di radio, televisioni
e stampa sulla città dei fiori. Passaggio, quello sulla pedana rialzata, da tutti
desiderato: occorrono pochi minuti per arrivare al roof dell'Ariston, minuti
"interminabili" sotto la lente d'ingrandimento del grande occhio
indiscreto e potente delle telecamere. Anche questo è Sanremo.
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