E' stato presentato nei giorni scorsi a Roma l'Osservatorio per la Chiusura del Ciclo Nucleare, un organismo creato in collaborazione con Sogin (Società di Stato per la bonifica ambientale dei siti nucleari e la gestione dei rifiuti radioattivi), con l'obiettivo di approfondire gli aspetti tecnici e le implicazioni economiche, sociali ed ambientali delle attività di bonifica dei siti nucleari e della messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi.
L'Euratom, anni fa, con la Direttiva europea 2011/70, ha imposto ad ogni Stato membro la realizzazione di un deposito con lo scopo di conservare in completa sicurezza al suo interno i combustibili nucleari esauriti e i rifiuti radioattivi, che possono derivare anche da impieghi medicali, di ricerca e industriali.
Il deposito deve essere realizzato all'interno di un Parco tecnologico destinato alla messa in sicurezza definitiva dei rifiuti radioattivi.
L'Italia ad oggi ne risulta ancora sprovvista anche se con il recepimento di questa direttiva aveva previsto, con decreto legislativo 31/2010, la realizzazione di un deposito nazionale che avesse la suddetta funzione.
In Italia si deve procedere in tempi brevi allo smantellamento di 8 impianti (centrali nucleari, impianti di produzione del combustibile nucleare e impianti di ricerca del ciclo del combustibile), dislocati in 23 siti di 11 regioni, e all'avvio delle attività di chiusura del ciclo del combustibile nucleare. Si parla di 55.000 metri cubi di rifiuti radioattivi prodotti da queste attività a cui se ne aggiungeranno altre migliaia nei prossimi anni.
Al momento i rifiuti radioattivi che vengono prodotti vengono raccolti presso i siti di produzione, mentre quelli che derivano dal settore sanitario, della ricerca e dall'industria vengono tenuti in aree di stoccaggio provvisorio.
L'Osservatorio avrà il compito di garantire una corretta informazione nei confronti dei cittadini. La direttiva Euratom, infatti, impone agli Stati membri che la popolazione abbia un'effettiva partecipazione a qualsiasi processo decisionale relativo alla gestione del combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi. Ogni scelta condivisa consentirà all'Italia di chiudere il ciclo nucleare, garantendo maggiori sicurezze per noi e per le generazioni future.
FONTE- Daniela Calabrò
Ufficio Stampa ESO
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