Si chiamano
"guerrilla gardening" e sono ecologisti urbani che trasformano aree abbandonate
in zone verdi, pulendole dai rifiuti e piantando nuova vegetazione, e assolvendo
a un ruolo che spetterebbe alle pubbliche amministrazioni, spesso latitanti su
questo fronte.
In diverse città
stanno così nascendo giardini autogestiti che, potenzialmente, potrebbero
rifornire negozi attraverso ciò che producono. D'altra parte, la stessa filosofia
è stata adottata da alcuni Comuni, come Milano, Bologna, Ostuni, che hanno promosso
la realizzazione di "orti di città", con la consegna di aree dismesse
ai cittadini affinché vengano coltivate.
Non solo
autoproduzione a impatto zero, ma anche riqualificazione delle aree urbane.
In un panorama
caratterizzato da mattoni, asfalto e cemento, un'area verde modifica l'architettura
urbana, mettendo a disposizione di tutti zone che possono essere utilizzate per
aggregazioni, cerimonie collettive e sviluppo di relazioni interpersonali.
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