Molto spesso, specialmente
in occasione del compleanno del bambino o delle feste natalizie o dell'Epifania,
si ripropone il problema delle armi-giocattolo, sia di vecchia generazione sia
quelle nuove . È opportuno, ci si chiede, regalare al bambino degli strumenti che
si colleghino a un'idea di violenza?
Non sarebbe meglio regalargli
un buon libro invece di un fucile, un pallone invece di un carro armato o
astronave da guerra?
Certo, sarebbe meglio.
Sarebbe meglio che questi giochi sparissero dalla faccia della terra, dai banchi
dei negozi, dalle case dei bambini. Il guaio è che, quando i genitori non regalano
armi-giocattolo, se i bambini ne hanno veramente desiderio prendono un bastone e
fingono che sia un fucile; oppure, col solo aiuto della fantasia, giocano alla guerra
divertendosi un mondo. Si è detto che questo accade perché l’istinto della
guerra è insopprimibile nell'uomo e si manifesta sin dai più teneri anni dell’infanzia.
In ogni individuo c'è infatti un desiderio di autoaffermazione che lo porta a desiderare di imporsi
sugli altri anche con la violenza.
Inoltre la nostra civiltà
non è ancora in grado di reprimere nell'individuo, fin dai primi anni, questo istinto
bellicoso.
Le sanguinose guerre che
hanno travagliato di volta in volta i popoli e che ancora scoppiano qua e là
nel mondo sono la prova più clamorosa che nei rapporti fra i popoli la violenza
è ben lontana dall'essere stata soppressa. Anche nella vita di ogni giorno si
verificano continuamente episodi di aggressività, e non solo dei fatti di sangue,
che appaiono a grandi titoli sui giornali, ma della giornaliera lotta per l'esistenza,
che spesso nasconde sotto apparenze normali momenti assai crudeli di sopraffazione
di prepotenza, in una parola di violenza.
In una società di questo
tipo, il problema di regalare o non regalare.
di proibire o non
proibire ai bambini l'uso delle armi giocattolo è, probabilmente. di secondaria
importanza. Lo stesso si può dire per le letture e i films imperniati su sparatorie e risse. II ragazzo è
attirato da questi spettacoli perché la sua naturale aggressività non è sufficientemente
neutralizzata da un clima di pacifica convivenza
sociale. Perciò, attraverso
la visione di vicende di questo genere, scarica una certa dose dell'aggressività
che più o meno consciamente possiede.
Alcuni psicologhi affermano
che questa scarica di aggressività è, tutto sommato, benefica.
Senza arrivare ad approvare
film o pubblicazioni che contengano scene decisamente sadiche, cioè che insistono
con particolare compiacenza su particolari macabri o sanguinosi, questa teoria
può essere degna di credito.
Il problema più importante
resta comunque un altro: come incanalare la normale aggressività, che è presente
in ogni individuo, verso degli obiettivi non nocivi.
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