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mercoledì 11 dicembre 2013

LA PERTOSSE


Ecco una malattia che per fortuna ha perso, negli ultimi decenni, buona parte della sua gravità, grazie alle cure con cui oggi siamo in grado di combatterla e soprattutto di eliminarne le conseguenze.
Perché queste cure siano efficaci, è necessario però iniziarle al più presto, meglio se nella prima settimana di malattia. Purtroppo non è
facile fare subito una diagnosi.
COME SI MANIFESTA
All'inizio la malattia non differisce dalle solite infiammazioni delle prime vie respiratorie: poca o niente febbre, occhi arrossati, raucedine, catarro.
Anche la tosse non presenta alcuna speciale caratteristica; solo un orecchio molto esperto può cogliervi un timbro particolarmente sonoro. Dopo una settimana, febbre e catarro scompaiono, ma la tosse, invece di diminuire, diventa via via sempre più forte e insistente; inoltre i colpi di tosse non sono distanziati, ma si raggruppano in vere e proprie crisi, più frequenti di notte e nelle prime ore del mattino.
Quando la malattia è grave, le crisi sono accompagnate da convulsioni: il bambino chiama la mamma, si aggrappa a lei, tossisce in modo spasmodico, prolungato; spesso, dopo una pausa, ha una seconda crisi (ripresa). A intervalli, durante la crisi, il piccolo malato compie una inspirazione rapida e profonda, con un rumore caratteristico, un po' sibilante, che ha dato origine ai nomi popolari della malattia: tosse canina, tosse asinina; così infatti è comunemente chiamata la pertosse.
CAUSE ED EFFETTI
Da che cosa è provocata la pertosse?
È una infezione causata da alcuni germi che invadono la gola, la trachea e l'inizio dei bronchi. Questi bacilli producono sostanze velenose (tossine), che sono responsabili dei sintomi più gravi della malattia.
Sono sempre le tossine che provocano lo stimolo della tosse che a sua volta causa le crisi; inoltre alterano i vasi sanguigni provocando caratteristici gonfiori alla fronte, alle palpebre, piccole chiazze emorragiche nella cornea e sangue dal naso. Se l'irritazione aumenta di violenza, ecco comparire anche il vomito che aggrava, naturalmente, le condizioni del piccolo ammalato. Solo nelle forme gravissime si possono avere delle lesioni che lasciano al bambino danni permanenti (epilessia, diminuzione dell’intelligenza).

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