Si può costruire uno smartphone che sia fatto per
durare, senza dover scegliere tra qualità ed etica della catena produttiva?
Negli uffici olandesi di Fairphone non hanno dubbi: la risposta è sì.
Un’azienda in costante miglioramento che, da diversi anni, sensibilizza
consumatori e grandi aziende sui costi nascosti della produzione
contemporanea.
Oggi Fairphone è una B-Corp, società benefit
certificata con 70 dipendenti nel cuore di Amsterdam, ma il viaggio del primo
smartphone etico al mondo inizia già nel 2010 quando Bas van Abel, attuale
amministratore delegato, lancia un movimento per sensibilizzare su una più
etica catena di produzione degli apparecchi elettronici. Il movimento vuole
essere un’awareness company. Durante
varie campagne e laboratori, centinaia di smartphone sono scomposti per far
comprendere ai consumatori la complessità e le incoerenze nascoste tra lo
schermo e la scocca.
Ma nel 2013 sensibilizzare non basta più. Il fondatore
Bas van Abel e i co-fondatori Miquel Ballester e Tessa Wernink decidono di
passare ai fatti. Un seed
investment di 400.000 euro, l’assunzione dei primi dipendenti e una
campagna di crowdfunding completano il quadro. Puntando su sostenibilità di
metalli e minerali, nasce il Fairphone 1. Vende il doppio del target iniziale.
A fine 2015 il lancio di Fairphone 2 alza ulteriormente l’asticella:
l’obiettivo non è più solo utilizzare materiali sostenibili, ma allungare la
vita del prodotto, attraverso la modularità.
Origine dei materiali
I minerali e metalli, presenti nei comuni smartphone,
arrivano nella catena di fornitura dal settore minerario, un’industria
impegnativa, spesso poco sostenibile per l’ambiente e i lavoratori. Fairphone
nasce con l’obiettivo di certificare l’origine etica di tutti i materiali
contenuti negli smartphone. In particolare, vuole risalire la filiera
produttiva per analizzare i materiali e scoprirne le criticità connesse.
I cosiddetti conflict minerals e i loro derivati sono il primo focus in
questo processo.
L’interesse nasce anche a seguito della “Section 1502”
del Dodd-Frank Act del
2010, normata dalla SEC (US Securities
and Exchange Commission) nel 2012 e approvata dal Congresso degli Stati
Uniti, con la quale si intendeva scoraggiare l’utilizzo di minerali che
provenivano (o venivano estratti) dalla Repubblica Democratica del Congo e/o
dai paesi limitrofi (Angola, Burundi, Repubblica Centrafricana, Repubblica del
Congo, Ruanda, Sudan, Tanzania, Uganda e Zambia). Nato con l’obiettivo di
evitare che l’industria elettronica finanziasse i conflitti violenti in Africa
Centrale, il Patto Dodd-Frank ha finito per colpire indistintamente commerci
“puliti” e non, con l’involontaria conseguenza dell’interruzione delle
estrazioni in questi paesi da parte di molte aziende. Il risultato perverso è
stato che ancora più persone, senza più un lavoro, hanno finito per arruolarsi
e partecipare al conflitto.
Fairphone ha accettato la sfida di sostenere sviluppo
economico e pratiche estrattive responsabili nella Repubblica Democratica del
Congo e non solo. Dopo anni di lavoro a livello locale e di collaborazioni
nella filiera, oggi è possibile tracciare tutta la catena di produzione
risalendo fino alle miniere per quattro conflict minerals (stagno, tantalo, tungsteno e oro). Fairphone
2 contiene quaranta diversi minerali. Insieme a The Dragonfly Initiative,
Fairphone ha sviluppato un sistema di riferimento per valutare 38 di questi
materiali e le relative opportunità e problematiche generate a livello sociale,
ambientale e sanitario.
Modularità e design di lunga durata
Fairphone è una scatola aperta, non un buco nero
incomprensibile e non scomponibile come accade per molti apparecchi
elettronici. Il proprietario può facilmente conoscerne il funzionamento e
modificarne le parti nel tempo. Tutti gli elementi contenuti in questa scatola
modulare sono sostituibili (batteria, schermo, modulo posteriore che contiene
fotocamera, jack per le cuffie e porta usb per esempio).
Aprendo un Fairphone – cosa che è possibile fare in
pochi secondi – ci sono sei moduli distinti, ognuno dei quali può essere
sostituito autonomamente in caso di guasto e/o acquistato separatamente.
Tutorials on line aiutano a riparare le parti che più comunemente si
danneggiano.
Lo smartphone modulare è anche aperto a potenziali
upgrade ed espansioni. Il Fairphone, infatti, dispone di un’expansion port, connessa con il resto
del telefono, elemento di resilienza che permette di integrare funzionalità
aggiuntive.
Dal punto di vista software, neanche a dirlo, il
codice sorgente di Fairphone è aperto a proprietari e sviluppatori.
Condizioni di lavoro
Dall’iniziale focus sull’ambiente, il raggio d’azione
di Fairphone si è ampliato abbracciando oggi anche le condizioni dei lavoratori
e la tutela dei diritti umani nelle aziende fornitrici.
La Cina è il più grande produttore mondiale di
smartphone: 771,4 milioni nel 2015. Allo stesso tempo la Cina è nota per le
cattive condizioni di lavoro e i bassi salari. Per migliorare costantemente le
condizioni dei lavoratori coinvolti nella catena produttiva, Fairphone lavora a
stretto contatto con i fornitori, avvalendosi di esperti a livello territoriale
e inserendo suoi diretti dipendenti in azienda. All’inizio della relazione
commerciale, Fairphone compie una valutazione trasparente dell’azienda (basata
su orari di lavoro, sicurezza, rappresentanza dei lavoratori ecc.) e delle
problematiche riscontrate, valutazione che diventa il punto di partenza per un
piano di sviluppo condiviso. Il miglioramento dei processi in essere
all’interno delle aziende fornitrici è uno dei punti di forza di Fairphone. Si
tratta di un lavoro delicato, considerati anche i tanti fattori da equilibrare,
economia, lavoratori, leggi locali e come questi interagiscono tra di loro. È
essenziale comprendere a fondo alcune pratiche commerciali, un processo di
costante apprendimento per Fairphone e per i partner locali.
L’assenteismo durante un periodo specifico e il
turnover elevato sono, per esempio, tra le criticità più riconosciute da
Fairphone tra le aziende produttori. In Cina queste criticità coincidono con i
festeggiamenti del Nuovo Anno cinese. In tale occasione molti operai ricevono
bonus monetari e tornano relativamente ricchi dalle loro famiglie nel villaggio
e poi, pensando di trovare un altro lavoro, non rientrano in fabbrica. Così,
alla riapertura degli stabilimenti, il proprietario dell’azienda deve investire
ingenti capitali in formazione per non rischiare di vedere un abbassamento
nella qualità della produzione. Mantenere il lavoratore nella struttura per l’azienda
è fondamentale.
Sono problemi nascosti e diversi da territorio a
territorio che Fairphone cerca di risolvere, insieme ad altri partner, esperti,
ricercatori e ong, sviluppando programmi innovativi per aumentare la
soddisfazione e la rappresentanza dei lavoratori e per favorire la
comunicazione tra lavoratori e dirigenti.
Fonte GOGREEN